











📖 La prima serata della seconda parte della stagione 2025 al Circolo Amici dell’Arte di Villasanta ha visto come protagonista Elisabetta Bodini, che ci ha guidati alla scoperta di un tema affascinante e complesso: la monacazione forzata.
Molte famiglie nobili tra Cinque e Seicento mandavano le figlie in convento per evitare di dividere il patrimonio o pagare doti di matrimonio. Al tempo stesso, però, alcune giovani donne scelsero il convento come occasione per sottrarsi a matrimoni precoci e per accedere a privilegi allora riservati agli uomini, come lo studio, l’istruzione e la possibilità di coltivare passioni personali – tra cui la pittura.
In questo contesto si colloca la figura straordinaria di Orsola Maddalena Caccia (1596–1676), figlia del pittore Guglielmo Caccia e di Laura Oliva. Entrata nel convento delle Orsoline di Bianzè nel 1620 e trasferitasi poi a Moncalvo con le sorelle, Orsola raccolse l’eredità artistica del padre, portando avanti dipinti devozionali per molte chiese piemontesi e completando anche opere lasciate incompiute dal genitore, come la parte alta del Martirio di san Maurizio a Moncalvo.
La sua pittura, apprezzata anche dalla famiglia dei Savoia, combina rigore e delicatezza, con colori nitidi e attenzione al dettaglio. Se per lungo tempo la critica settecentesca privilegiò la sorella Francesca, oggi la ricerca ha rivalutato Orsola, anche grazie all’attribuzione di alcune splendide nature morte: composizioni influenzate dal gusto fiammingo, equilibrate e verticali, con frutta, fiori, piccoli animali e simboli religiosi, spesso firmate con un mazzetto di fiori.
Tra le sue opere riconosciute ricordiamo l’Immacolata della parrocchiale di Rosazza, la Madonna col Bambino dormente a Bianzè e la Natività conservata nei depositi di Palazzo Bianco a Genova. La sua produzione supera il centinaio di dipinti, oggi distribuiti tra musei, chiese e collezioni private.
Elisabetta Bodini ha così restituito voce e memoria a una pittrice che seppe trasformare i limiti della clausura in un laboratorio creativo, diventando un raro esempio di donna-artista del Seicento capace di imporsi in un panorama dominato dagli uomini.
Un incontro intenso e prezioso, che ha aperto con grande ricchezza la seconda parte della nostra stagione culturale.