Pubblicato il 1 Giugno 2025

Elisabetta Parente ha concluso il tema cominciato con la serata dello scorso febbraio e ci ha subito confessato che non avrebbe dovuto accettare la sfida di un tema così vasto.  Approfondire la relazione che esiste tra la fotografia e le arti visive in generale è già un’impresa ma, valutarne e mettere in luce i confini di questo rapporto all’interno del ventesimo secolo, meriterebbe un intero ciclo di lezioni di almeno un anno.
Malgrado tutto, la nostra storica dell’arte è riuscita a condurci in un percorso che ha dimostrato come il ‘900 – secolo della “sperimentazione”- abbia ormai abbattuto e superato i confini e i limiti in cui la fotografia veniva relegata fino a qualche tempo fa.
L’arte è tale se, pur con linguaggi diversi, è in grado di coinvolgere, di emozionare, di stupire, di far riflettere, di veicolare concetti e di superare i confini degli strumenti che utilizza per esprimersi con maggiore o minore efficacia.
Così abbiamo seguito il racconto di immagini creato da Elisabetta Parente che è cominciato con le foto scattate da Man Ray a diversi giganti del novecento, come Marcel Duchamp, Max Ernst, Joan Mirò, fotografie che non sono solo semplici ritratti ma che contengono richiami alla poetica sviluppata dai rispettivi soggetti.
Da Man Ray a Ugo Mulas che in soli 40 anni ha rappresentato tutti i più importanti movimenti artistici del ‘900, fino a Toni Nicolini e a Gianni Berengo Gardin, fotografi che ormai occupano di diritto una parte importante nella storia dell’arte. La Parente ci ha mostrato le loro fotografie in un continuo dialogo e confronto con artisti come Alberto Giacometti, Andy Wahrol o Lucio Fontana.
In queste poche righe è impossibile riassumere questa serata così intensa, ma prima di concludere è opportuno richiamare l’importanza del ruolo dei rimandi, ad esempio, il dipinto della fucilazione di Francisco Goya ci fa riandare alla famosa fotografia di Robert Capa, oppure guardare le fotografie dei campi di Mario Giacomelli ci fanno riandare alle opere dei “graffi “ di Tullio Pericoli.
Insomma è un continuo gioco di specchi e di reciproca influenza tra pittura e fotografia e tra fotografia e pittura.

Gdip